In antichità il corpo femminile era considerato sacro, simbolo di fertilità, vita che si rinnova e connessione profonda con le forze della natura. Le civiltà antiche veneravano il corpo della donna come manifestazione del divino.
Ne è un’espressione significativa il ciclo mestruale, che non era visto come un semplice evento fisiologico o come un fastidio da nascondere, ma come un momento di grande potere e consapevolezza.
Era il segno tangibile di una capacità unica: quella di creare, nutrire e rinnovare la vita. Per questo motivo, in molte culture, il sangue mestruale era associato alla forza creatrice e ai misteri della natura, e la donna che lo versava veniva onorata come custode di un sapere profondo.
Durante il periodo mestruale, le donne spesso si ritiravano in spazi riservati, come capanne o tende. Non si trattava di isolamento imposto, ma di un tempo scelto e rispettato, un momento prezioso per distaccarsi dai ritmi e dalle fatiche della vita quotidiana.
In quel tempo sospeso, le donne si prendevano cura di sé stesse, si ascoltavano, si rigeneravano. Condividevano il proprio vissuto con altre donne, creando cerchi di sorellanza, di ascolto reciproco e di sostegno.
Il ciclo femminile era, dunque, riconosciuto come conoscenza e potenza:
un linguaggio segreto del corpo che insegnava alla donna ad ascoltare i propri ritmi, a onorare i momenti di introspezione e quelli di espansione, a coltivare la propria saggezza.
Un sapere che oggi, in parte dimenticato, attende di essere riscoperto.
Cos'è accaduto, dunque?
Nell’era patriarcale, il corpo femminile, e in particolare il sangue mestruale, venne progressivamente privato del suo significato sacro e trasformato in un simbolo di impurità. La donna mestruata fu considerata portatrice di energia distruttiva, fonte di disordine e contaminazione. Si diffuse l’idea che in quei giorni fosse in qualche modo “pericolosa”, che il suo semplice tocco potesse inquinare gli oggetti sacri, il cibo, gli utensili, perfino i raccolti e le greggi. Così, la donna fu esclusa da molti ambiti della vita pubblica e relegata in uno spazio di silenzio e vergogna, dimenticando la potenza originaria del suo corpo e del suo sangue.
Questo è il retaggio distorto che ci accompagna, che lo vogliano o no, che ne siamo consapevoli o meno e riscoprire quella connessione profonda e potente con il nostro corpo non è cosa semplice.
Secoli di condizionamenti, ci hanno portate a dimenticare e a seppellire in profondità il nostro vero potere.
Abbiamo imparato a percepire il corpo non più come alleato, ma come un nemico da combattere: un corpo da modificare, da controllare, da giudicare.
Eppure, proprio quel corpo che spesso rifiutiamo può divenire un grande Maestro. Se solo sapessimo ascoltarlo, ci parlerebbe il linguaggio della verità: ci svelerebbe il senso delle nostre esperienze, delle nostre ferite e delle nostre gioie, ci guiderebbe nel comprendere i cicli della vita e nell’abbracciare la nostra autenticità.
Recuperare questo dialogo con il corpo significa riconciliarsi con la nostra Natura più profonda, significa ritrovare la sacralità che ci abita da sempre.
Prendiamo in considerazione la prima tappa importante per ogni donna:
la prima mestruazione.
È l’istante in cui la bambina diventa fanciulla, inizia il suo cammino di maturazione, si apre alla scoperta dell’Essere Donna. Un cambiamento estremamente importante nella vita di ogni donna. Non solo un evento fisiologico come spesso viene considerato nella normalità dello scorrere del tempo.
È un momento sacro.
È l’inizio di un lungo viaggio spirituale con se stessa.
Da come vivrà questo suo passaggio importante dipenderà il rapporto con se stessa e con la sua sensibilità interiore.
Se accolta con conoscenza, rispetto ma soprattutto accompagnata con consapevolezza, la prima mestruazione può rappresentare un momento in cui la giovane donna impara a riconoscere e onorare i ritmi naturali che la attraversano. Può diventare un’occasione per instaurare un legame sano e profondo con il proprio corpo, imparando ad ascoltarne i segnali, ad accogliere i cambiamenti e a percepire la propria ciclicità come un dono e non come un peso.
Al contrario, se vissuta con vergogna, paura o silenzio, questa tappa rischia di segnare la nascita di un conflitto con il proprio corpo e con la propria energia femminile, un conflitto che può accompagnare la donna per anni, allontanandola dalla sua forza originaria.
Riscoprire la sacralità di questo momento, restituirgli il suo valore simbolico e spirituale, significa offrire alle nuove generazioni la possibilità di crescere in armonia con se stesse e con la vita, riappropriandosi del potere e della bellezza dell’Essere Donna.
Il modo in cui abbiamo vissuto il passaggio della nostra prima mestruazione segna profondamente il nostro rapporto con i cicli mestruali che ci accompagnano nella vita. Ma non facciamoci abbattere da questo, è sempre possibile ritrovare e riscoprire il significato profondo della nostra ciclicità in qualsiasi fase della vita noi ci troviamo, riconciliandoci con noi stesse.
Abbiamo visto come ci siamo allontanate dalla nostra capacità di ascolto e di lettura spirituale, e come nel tempo, la ciclicità femminile sia stata svuotata del suo significato più profondo, dimenticando quel potere interiore che da sempre ci appartiene.
Così, oggi, molte vivono le mestruazioni come un semplice segno fisiologico,
qualcosa che “deve – per forza” accadere.
Altre le percepiscono come un fastidio, un impiccio, anche per me lo è stato per tanto tempo, purtroppo.
Per qualcuna, è un momento di grande vulnerabilità e impotenza.
Se riuscissimo a riscoprire il valore profondo della nostra ciclicità, potremmo avviare un percorso di comprensione più autentica e intima di noi stesse.
Ogni mese il corpo di una donna attraversa un ciclo sacro, un continuo fluire di energie, trasformazioni e stati d’animo che spesso avvengono senza che lei ne abbia piena coscienza. Eppure, dietro questi cambiamenti fisiologici si cela un profondo messaggio: il corpo della donna parla, insegna, accompagna. Durante un solo mese, la donna cambia, si trasforma, attraversando almeno quattro identità, quattro fasi, quattro archetipi del suo essere.
La fase ovulatoria: apertura e pienezza
Con l’ovulazione, la donna raggiunge un apice energetico. L’ovulo viene liberato e trasportato dalle tube di Falloppio, pronto per essere fecondato. A livello sottile ed emozionale, questo è un momento di grande apertura: la donna è più comunicativa, creativa, capace di relazionarsi con chiarezza e amorevolezza. È il tempo della condivisione, della connessione con gli altri, della massima espressione del proprio potere generativo, non solo in senso fisico, ma anche simbolico: è il tempo in cui può “fecondare” idee, progetti, relazioni.
La fase premestruale: introspezione e raccolta
Dopo l’ovulazione, se non vi è stata fecondazione, il corpo si prepara a lasciar andare, contemporaneamente l’energia della donna inizia a volgersi verso l’interno. È una fase che si avvia al ritiro e all'ascolto profondo. Aumentano l’intuito, la sensibilità, la capacità di percezione. La donna si fa più attenta ai suoi moti interiori. L’intuito si rafforza, come anche percezione e ispirazione. È un momento prezioso per l’elaborazione, per il discernimento, per prepararsi al “grande lasciar andare”.
La fase mestruale: il tempo del lasciar andare e della rinascita spirituale
Con le mestruazioni, il corpo si libera di ciò che non serve più: il rivestimento dell’utero, l’ovulo non fecondato, il sangue e i fluidi. È un tempo di profonda pulizia, non solo fisica, ma anche emotiva e spirituale. La donna si trova nel punto massimo di introspezione, immersa nel suo mondo interiore, invitata a lasciarsi andare, ad accettare, ad abbandonare ciò che non è più utile al suo cammino, a fare spazio affinché inizi un nuovo ciclo. La donna si apre a istinti antichi e primordiali. È un momento sacro, un momento di contatto con il proprio potere spirituale più autentico. Qui la donna può ritrovare sé stessa, ascoltare la voce interiore e accoglierne i messaggi.
La fase pre-ovulatoria: rinascita e rinnovamento
Dopo la mestruazione, il corpo si rigenera. Gli ormoni iniziano a stimolare la crescita dell’endometrio (rivestimento interno dell'utero) e la maturazione di un nuovo ovulo. In questa fase, la donna esce dal tempo del raccoglimento e dell’introspezione e si apre nuovamente alla vita con rinnovata energia. Si risvegliano la vitalità, l’entusiasmo, la chiarezza mentale. È un tempo di crescita, di progettualità, di iniziativa: la donna si sente più forte, più determinata, pronta ad affrontare il mondo e a coltivare nuovi sogni.
E così il ciclo ricomincia, e la donna, rigenerata da questo viaggio, si apre di nuovo alla vita, al mondo, alla creazione.
I ritmi interiori che si rinnovano ogni mese ci insegnano che dentro di noi non vive un’unica donna, ma molte donne: volti diversi di sé che si trasformano continuamente.
Eppure, spesso ci aggrappiamo all’idea di essere sempre le stesse, di restare fisse in un’immagine che conosciamo e che ci rassicura.
Ma questa sicurezza è un’illusione: un tentativo di fermare un movimento ciclico.
Se ci permettessimo di dare ascolto alle fluttuazioni delle nostre sensazioni, dei nostri gusti, dei nostri odori, delle nostre necessità, dei cibi che preferiamo nelle diverse fasi, impareremmo a non sentirci continuamente in colpa per i nostri movimenti interiori, bensì a prevedere ogni fase e a viverla in modo più connesso.
Conoscendo maggiormente le nostre fluttuazioni, inizieremo a fidarci di più delle nostre sensazioni, del nostro corpo, della nostra energia e vivere noi stesse in profonda conoscenza con la nostra fonte di forza, saggezza e verità.
In questo ritmo antico, in questa danza di energie, si cela un profondo insegnamento:
siamo cambiamento continuo,
siamo cicliche,
siamo danza e connessione,
siamo sensibilità e forza
siamo tutto in connessione col Tutto.
Si tratta di risvegliare questa nostra forza interiore, ricondurre la ciclicità femminile al suo vero significato, alla sua vera natura di auto-conoscenza e di allenamento alla saggezza femminile che piano piano potrà manifestarsi nella vita di ogni Donna.
"Al menarca la donna entra nel proprio potere,
con le mestruazioni pratica il proprio potere,
in menopausa diventa il proprio potere"
cit. Nativi Americani
Riconnettersi con il proprio ritmo interiore significa riconnettersi con la propria vita.
Ogni esperienza del ciclo – forte, intensa, contraddittoria – è parte di un linguaggio sacro.
Non è un “difetto da sistemare”.
È piuttosto un richiamo. Un invito al risveglio, alla consapevolezza, alla conoscenza profonda di sé.
La Donna non ha bisogno di farmaci per cancellare tutto ciò che è “scomodo” e farla tornare “normale”, seppur utili e comodi in molti casi.
Ha bisogno di strumenti per conoscersi e onorarsi.
Perché spesso ciò che sentiamo:
Non è debolezza, è Forza.
Non è un limite, è una Guida.
E forse non lo comprendiamo perché non abbiamo ancora trovato il coraggio di affidarci a questo “richiamo profondo”.
E così, ogni volta che il sangue mestruale torna, ci ricorda che dentro di noi c'è un sapere antico, che pulsa, vive, guida e che non siamo mai state rotte.
Forse non abbiamo bisogno di cambiare nulla. Solo di fermarci. Ascoltarci. E imparare, un giorno alla volta, a fidarci del nostro ritmo.